BLOG TOUR IN CALABRIA CON MADEO

“L’agricoltura può salvare un territorio e permettere ai giovani imprenditori di ritornare nella loro terra d’origine e crescere insieme a lei”
Mi hanno toccato molto le parole di Anna Madeo, la figlia del fondatore Ernesto Madeo, che per due giorni interi, sotto un sole cocente e la polvere negli occhi, ha accompagnato un variopinto gruppo di content creator, tra cui me, alla scoperta di San Demetrio Corone, i campi di olivi secolari, quelli di peperoncini e quelli dove grufolano i suini neri.
L’area è caratterizzata da coltivazioni di uliveti, vegetazione incontaminata e da un clima fresco d’estate e mite d’inverno.

 

risotto melanzane e 'nduja

 


La zona è molto ventilata perché si trova al centro dei due mari di Calabria, lo Ionio e il Tirreno.
Questo territorio garantisce le condizioni ottimali per l’allevamento della razza autoctona.
I suini allo stato brado e semi-brado vanno alla ricerca di erbe, radici e olive che in aggiunta a verdure di stagione, mais, orzo e favino prodotti all’interno della filiera, costituiscono la fonte di alimentazione.
I maiali crescono e si riproducono in sintonia con i tempi dettati dalle leggi naturali e frequentano i “boschetti dell’amore” per scegliere i loro partner preferiti.
Non avevo mai visto un maiale nero, di quelli senza neppure una macchia, e sabato scorso ne ho incontrati più di 50 tutti insieme in una campagna rigogliosa mentre scorrazzavano liberi.
Però, quando passa il trattore, agli stessi orari prestabiliti per il pasto, loro tornano sempre, scalando le ripide salite in tutta velocità come se non sentissero più la fatica, come se il loro peso diventasse subito più lieve.
E sul trattore sono salita anche io per arrivare in quei campi di terra rossissima ricca di acqua e vegetazione ma soprattutto piena di attenzioni da parte dei suoi contadini.

 

 


La cura, la salvaguardia e lo sviluppo del territorio sono infatti i valori che guidano questa azienda calabrese, composta da 1 centinaio di persone, e che la rendono famosa e apprezzata in tutto il mondo.
Madeo infatti esporta in 22 paesi ed ha ottenuto il riconoscimento di 4  certificazioni:
salsiccia di calabria DOP, Soppressata di calabria DOP, Capocollo di calabria DOP e pancetta di calabria e il fiore all’occhiello, il prosciutto di suino nero che mantiene questa particolare colorazione anche una volta stagionato e coperto di peperoncino.
Ma torniamo al blog tour cui sono stata invitata lo scorso weekend in occasione della Festa dell’Agricoltura, l’evento dedicato alla coltivazione dei campi e alla valorizzazione del Suino Nero.
Un’occasione unica per degustare le prelibatezze del territorio seduti su una balla di paglia con la musica in sottofondo.
Ma soprattutto la festa dell’agricoltura è stato un importante momento di aggregazione e condivisione degli uomini che lavorano, come a testimoniare il forte legame con il territorio e la tradizione con uno sguardo al futuro e alla condivisione social dell’evento con l’hashtag #tasteofmadeo, con cui abbiamo inondato il web di video e curiosità.

 

risotto melanzane e 'nduja

 


Madeo nasce nel 1984 e da due generazioni ha inanellato tutta una serie di successi e negli anni da piccola macelleria si è trasformata in un’azienda e contemporaneamente, dopo un lungo percorso di selezione avviato nel 1990, la Filiera Madeo recupera la genetica originaria della razza autoctona, il Suino Nero di Calabria.
Nel 2009 rappresenta un modello di impresa innovativo e sostenibile su tutto il territorio calabrese ed è capofila e socia-fondatrice del Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria a D.O.P.
Mentre nel 2016 ha ottenuto il premio “Benessere Animale”, per il marchio “Tenuta Corone”, come riconoscimento al rispetto del benessere dell’allevamento del Suino Nero di Calabria, in particolare, delle scrofe allevate all’aperto durante tutte le fasi del ciclo produttivo.
Insomma Madeo è sinonimo di tracciabilità, salubrità, innovazione e sostenibilità e ha permesso a tante persone del territorio di lavorare senza allontanarsi troppo dalle loro famiglie.
Parlando con alcune persone alla festa ho sentito forte il senso di appartenenza a questa azienda, come se tutti i dipendenti facessero parte di una grande famiglia, partecipassero alla realizzazione di un progetto ambizioso come se fosse il loro, uniti per darci il meglio.

 

risotto melanzane e 'nduja

 


Oltre agli allevamenti dei suini abbiamo visitato i campi di peperoncino “naso di cane”, prodotto che viene utilizzato in molti degli insaccati come ad esempio la famosa ‘nduja.
Questo particolare peperoncino deve il suo nome alla forma conico-appuntita dei suoi frutti e cresce come frutto di una pianta dal fogliame verde.
Quando in agosto è maturo viene raccolto dalle signore del paese e poi frullato e pastorizzato prima di essere abbinato alle carni.
Ho raccolto la sfida e ne ho mangiato 1 per poi piangere 15 minuti perché era veramente molto piccante.

 

 


Ma le gare non sono finite qui perché, una volta conosciuti, assaggiati e apprezzati i prodotti Madeo con gli altri ragazzi ci siamo sfidati a colpi di panini.
10 panini diversi e particolari, chi lo aveva preparato super piccante, chi delicato, chi ricco, chi leggero e chi gourmet.
Confesso di averli assaggiati tutti e non aver capito quale mi piacesse di più visto che erano tutti buoni.
Ma durante questo viaggio  giuro che non ho solo mangiato, anzi, ho conosciuto anche alcuni aspetti della cultura locale.

 

 


San Demetrio Corone è  infatti il più importante centro culturale delle comunità arbëreshe d’Italia (Albanese – Calabrese).
Nel 1471, con la venuta degli albanesi provenienti dalla città di Corone seguaci del Duca Teodoro Lopes, il borgo prese il nome di San Demetrio Corone.
L’emigrazione albanese in Italia è avvenuta in un arco di tempo che abbraccia circa tre secoli, dalla metà del XV secolo alla metà del secolo XVIII.
La maggior parte delle colonie albanesi furono fondate dopo il 1468, anno della morte dell’ eroe nazionale, Giorgio Castriota Scanderbeg.
I vari nuclei si stanziarono in Puglia, in Calabria e in Sicilia, nei feudi che Scanderbeg e gli altri condottieri albanesi avevano ottenuto dal re di Napoli, Alfonso I d’ Aragona, in cambio dell’ aiuto militare che gli avevano prestato durante le continue lotte contro i baroni locali.
Gli albanesi in Italia fondarono o ripopolarono quasi un centinaio di comunità, la maggior parte delle quali concentrate in Calabria.

 


risotto melanzane e 'nduja

 


Il dialetto arbëreshe è molto musicale e sentirlo parlare da una giovane ragazza del posto, vestita con l’abito da sposa tradizionale, è stato davvero emozionante.
Il tour è terminato con la visita alla chiesa di Sant’Adriano e Natalia capolavoro d’arte dell’XI e XII secolo.
La Chiesa ha di certo perso nei secoli l’originaria unità strutturale e architettonica, e mostra sovrapposizioni di linguaggi e messaggi stilistici differenti che esibiscono una raffinata eleganza definita dagli specialisti tra il mostruoso, il misterioso e il fantastico.
Per via della chiusura del portale principale nel 1856 l’accesso alla Chiesa è dato da due ingressi laterali, quello principale è sotto il grosso campanile in pietre e mattoni, l’altro è denominato Porta dei Monaci perché consentiva l’accesso alla Chiesa dei monaci dall’attiguo Collegio italo-albanese con stipiti in marmo e due mascheroni in pietra.
L’autentico capolavoro della Chiesa di Sant’Adriano di San Demetrio Corone è il pavimento (realizzato tra il XII e il XII sec.) parte in opus sectile e parte in mosaico che rappresentano serpenti e fiere dove il numero 3 è ricorrente.

 

risotto melanzane e 'nduja

 


Prima di tornare a Firenze ci siamo concessi un ultimo pranzo a base di prodotti Madeo e la ricetta che ho apprezzato di più è il risotto con melanzane e ‘nduja che adesso vi racconterò…
Fiocco ai grembiuli

Ingredienti per 4 persone:
240 gr riso carnaroli
1 melanzana
sale
2 cucchiaini di ‘nduja Madeo
olio evo
1,5 litri brodo vegetale

 

risotto melanzane e 'nduja

 


Come si prepara questo risotto

Con un pelapatate ricavate la buccia della melanzana che dovrete tenere da parte.
Tagliate la melanzana a cubetti poi aggiungete un filo d’olio in una padella e poi lasciatela cuocere per circa 10 minuti a fuoco dolce, aggiungendo un pò si sale.
Tostate il riso in un pentolino poi aggiungete via via il brodo vegetale ricordandovi di mescolare continuamente con un cucchiaio di legno.
Quando la melanzana sarà cotta frullatela con il mixer ad immersione e un goccio d’olio e sale.
Passate le bucce in padella e fatele arrostire un pò in modo che diventino croccanti e leggermente affumicate.

 

risotto melanzane e 'nduja

 


Aggiungete la crema di melanzane al risotto e appena sarà al dente spegnete il fuoco.
Unite anche due cucchiaini di ‘ndura, un pò di olio e poi mantecate il risotto.
Versate il risotto sui piatti piani di portata e con la mano sotto date dei colpi in modo che si distribuisca uniformemente.
Sporcate il risotto con delle gocce di ‘nduja e poi decorate con le bucce di melanzana al centro
Servite subito il risotto caldo.
RICETTA SENZA GLUTINE

 


risotto melanzane 'nduja

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